La silloge dell’autrice, Viviana Viviani, porta con sé una ventata di novità ed una serie di caratteristiche che la rendono assolutamente unica, almeno nel mio personale panorama letterario (che non è vastissimo, lo ammetto).

Dagli scritti traspare una assoluta padronanza della lingua italiana, in tutte le sue sfumature; una sottile vena di umorismo, lieve lieve, appena un tocco, distribuito con una sagacia ineguagliabile e – a tratti – in alcune poesie – una componente “tecnologica”, propria del background di Viviana, che conferisce all’opera un connubio tra “umanistica” e “scienza” che la rende assolutamente unica.

Chi, come me, fosse dotato di entrambe le “sensibilità”, non potrà che essere ammaliato dalla bellezza dei versi che si snodano nel cervello creando immagini di rara potenza. Un turbinio di emozioni che ti spinge a leggere avidamente la poesia successiva, per vedere quali sorprese l’autrice abbia in serbo, quali accostamenti abbia fatto… cosa sia “riuscita ad inventarsi”.

Non posso non citare un unico verso, dalla poesia “Non mandarmi il tuo c@zzo in chat”, nella quale, trattando l’argomento dell’invio non richiesto di foto esplicite alle donne, ad un certo punto appare, come per una magia questo versetto:

“spade di pixel sguainate nel nulla”

Successivamente citerò la poesia “La giovane stampante ed il vecchio calamaio”, non so perché, ma – nella sua apparente semplicità, è riuscita a colpirmi con emozioni veramente positive.

In poche parole, che siate nerd, o umanisti, il libro di Viviana Viviani non può e non dovrebbe mancare nella vostra libreria.

 

 


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